venerdì 10 giugno 2011

Che velocità

Sentire l'urlo liberatorio degli studenti per l'ultima campanella dell'anno.
Aver passato una serata con le Amiche del liceo la sera prima.
Tutto converge in una stretta al cuore e ad un pò di occhi lucidi perchè se io mi riguardo indietro non ho altro che splendidi ricordi.
La giornata in canoa. Il gemellaggio in Francia e i tre giorni a Parigi. Le notti in bianco con me che mi nascondevo sotto la scrivania. Il viaggio in treno più lungo del mondo. Le colazioni a latte macchiato e brioche. Le focacce al tonno dell'intervallo. La gita a Monaco di Baviera e le telefonate tra camere con i toscani. Lo stomaco chiuso dopo la visita a Dachau. Le cotte improbabili che ci siamo prese tutte, prima o poi. I vari 'Candid' e 'David Copperfield' da leggere. Il volo per il Canada. La partita di Hockey e le vasche in Saint Katherine. La cena più agoniata di tutti i tempi, all'Hard Rock Cafè di New York. Il mio diciottesimo compleanno feteggiato in aereo.
E poi l'ultimo giorno. Quell'ultimo giorno di liceo. Quando si apriva davanti a noi una nuova vita, ma alle nostre spalle si chiudevano cinque anni stupendi. Quel giorno, in cui ricordo solo di aver pianto e ricordo solo gente che piangeva intorno a me.
Perchè se da una parte non vedevamo l'ora di scoprire cosa ci sarebbe successo, dove ci avrebbe portato a vita, dall'altra parte sapevamo che tutto sarebbe cambiato e non sarebbe mai stato come prima.
E questo spaventa sempre.
E adesso? Infondo è cambiato tutto, ma alcune cose non cambiano mai.

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