Agosto è una gran figata, ma quando ti dicono che tuo padre ha un cancro diventa tutto un po' meno figo. E se la prima cosa che riesci a dire è "Ma quindi adesso diventerai pelato?", allora sei proprio tu che non sei figa per niente.
Ho vissuto il tutto - camere d'ospedale, sale d'attesa, operazioni, attese degli esiti, cateteri e dimissioni - come se non stesse davvero succedendo a me.
Io, che sono sempre stata pessimista su tutto, in quella situazione non riuscivo a vedere il nero che tutti vedevano.
Non sono stata vicina nè a mia madre, nè a mio padre. In verità non sono stata vicina nemmeno a me stessa. Io c'ero, poco e distante.
E riesco a capire solo adesso, dopo due anni da quella sera in cui io stavo uscendo e loro, arrivando al mare, mi hanno fermata dicendomi "C'è qualcosa, è piccolo, ma c'è..", che riesco forse a realizzare.
E solo perché ho iniziato, per caso, a leggere un sito (questo), e mi dispiace non aver capito quando c'era da capire.
Ognuno reagisce a modo proprio, con i propri tempi e non c'è una regola generale. E io di solito reagisco di merda.
Ma solo ora capisco mia madre, la sua paura, e apprezzo anche la sua forza, che non credevo avesse, ma che invece ha tirato fuori.
E solo adesso capisco e apprezzo davvero la sua presenza alla mia Laurea, gli sforzi per organizzarmi una festa come volevo io e come pensavo mi fosse dovuta. Felice di aver potuto dire ad entrambi i miei genitori che me ne vado di casa.
Felice e consapevole.
Forse un po' in ritardo. E (forse) una cosa che rimarrà sempre e solo qui, perché, a meno che non la trovi per caso, io mai glielo farò leggere e mai sarò capace di dirlo.
Ecco.
Scusa.